24.03.1990 - 24.03.2013: perchè mai
festeggiare il 23° anniversario di matrimonio in un bel ristorante al
calduccio, quanto si può optare per una bella “Stramilano-Strabagnata”?
E già, così, non curanti dei ripetuti
consigli (fino allo spasimo) che “Qualcuno” si ostinava a dare per evitare la
partecipazione a due mezze maratone nell’arco di una settimana.......eccoci
qua, come S. Tommaso, per vedere, toccare, verificare ed avere, infine, la
prova provata che la cosa non è fattibile o, per lo meno, è altamente
improbabile avere un miglioramento cronometrico a così breve distanza.
Ed ecco la cronaca: partenza venerdì
mattina per Milano per prendere i cosiddetti “due piccioni con una fava”, ossia
in primis fare visita ad Alessandro figliolo-studente universitario e poi (visto che ci siamo) partecipare a questa
mezza che le previsioni meteo danno per bagnata. Arrivati nel primo pomeriggio
non piove e si spera che magari il meteo si sia sbagliato.
La sera pizza extra large con
abbondante mozzarella di bufala (tanto la gara è ancora lontana).
Sabato mattina (ancora non piove)
passeggiata per il ritiro pettorali a piazza Duomo, dove si snoda una
sconsolante fila chilometrica che però viene smaltita molto velocemente.
Il pomeriggio altra lunga
passeggiata per le vie del centro.......e arriva Giove Pluvio dando il via alla pioggia,
leggera, ma incessante. La speranza che l’indomani sia una gara asciutta
svanisce.
La cena della sera è la solita pasta
asciutta con parmiggiano. Piove tutta la notte e domenica la sveglia alle 8,
con la pioggia, sempre leggera, ma sempre senza tregua e con temperatura di 10
gradi.
Siamo in ritardo sul programma
stilato la sera prima che prevedeva l’uscita alle 9,30. Sono le 10 e siamo
ancora in casa. Arriviamo al Castello alle 10,40!! Scendiamo dalla metro, ci
spogliamo (freddo cane!!) ed approntiamo un veloce riscaldamento percorrendo due volte i corridoi all’interno
della metro, poi (senza neanche avere il tempo delle foto di rito che avrebbe
dovuto scattare Alessandro) ci precipitiamo fuori nella pioggia, un pò
smarriti, andiamo in cerca delle nostre griglie, le troviamo, in canottiera e
pantaloncini ci sentiamo osservati un pò come alieni (la maggior parte indossa
abbigliamento tecnico invernale).
Cavallopazzo riesce a posizionarsi
quasi sul tappeto blu e Maria guadagna diverse griglie rispetto a quella di
appartenenza. Applausi ed il dovuto e sentito minuto di silenzio per la
“Freccia del Sud”, Pietro Paolo Mennea, rimasto nel cuore di tutti noi.
Colpo di cannone e via......a
cannone. Cavallopazzo senza Garmin si
accoda a due ragazzi che sente bisbigliare di una presunta andatura a 3’55’’ li
tiene per un paio di chilometri, poi capisce subito che così non si arriva alla
fine e rallenta di qualche secondo. Maria
fa la sua andatura sui 4’50’’. Al 2° chilometro, circa, tocca a tutti,
inevitabilmente, il guado di una vasta pozza d’acqua e ci ritroviamo, come se
non bastasse, con le scarpe maledettamente appesantite. Si prosegue sull’asfalto
bagnato intervallato da brevi tratti di viscido e sconnesso basolato e sulle
ancora più viscide rotaie tranviarie.
Si arriva al 10° chilometro
riuscendo a seguire l’andatura impostata, poi braccia e mani cominciano ad
intorpidirsi a causa del freddo in combinazione con l’acqua ed ogni movimento
diventa legnoso e, subito dopo, pian piano, tutto diventa sempre più difficile,
le forze vengono meno, i polpacci si irrigidiscono, si cerca di stare dietro a
questo o a quel gruppo........ma non si riesce a tenerne nessuno, si annaspa e
sono più le persone che ti superano che quelle che riesci a raggiungere......è
finita, si continua solo per arrivare. Maria
che giovedì ha subito un piccolo intervento al labbro inferiore per
l’asportazione di un neo, comincia ad avere tutta la parte indolenzita e pensa
ad un possibile ritiro, se non fosse che non sa dove si trova e deve per forza
concludere il percorso.
Si arriva, così, all’imbocco
dell’arena, lo sprint, come di consueto, lo si fà lo stesso: Cavallopazzo
1h26’37’’, Maria 1h45’16’’. Non c’è neanche la voglia e la forza di qualche
foto. Il tempo di fermarsi, prendere fiato ed il gelo subito entra fin dentro
le ossa innescando un tremore mai provato prima, ci si veste con grosse
difficoltà, continua a piovere e così bagnati i vestiti non si riescono ad
indossare......e via verso la metro per arrivare all’agognato calduccio di
casa.
Gara da dimenticare, ma comunque non
pentiti di averla fatta..........chissà, magari S. Tommaso forse non è ancora
del tutto convinto e forse senza infortuni recenti, senza la pioggia,
senza............ma questa è un’altra storia.
Maria
e Antonio
Io dico solo BRAVI!!!!
RispondiEliminak