“Credo nel barone Pierre e nella sua utopia, nella poesia ritmica di Paavo, nella divina Fanny. Come Sir Roger, credo che non esiste una barriera invalicabile; credo in Abebe tra le ombre della sera, nel cuore e nell'anima di Tommie Jet, nell'allegria ambidestra di Aki, nel lampo di Miruts e Kenenisa; credo nella santità di Pietro Paolo, nel silenzio di Gelindo, credo nel vento e nei suoi figli, si chiamino Oskar, Carl o Wilma, purché sia un'unica luce...quella della fiamma olimpica.” Mario Sibilla

martedì 26 marzo 2013

STRAMILANO 2013

L'ANNIVERSARIO, S. TOMMASO E GIOVE PLUVIO
            24.03.1990 - 24.03.2013: perchè mai festeggiare il 23° anniversario di matrimonio in un bel ristorante al calduccio, quanto si può optare per una bella “Stramilano-Strabagnata”?
            E già, così, non curanti dei ripetuti consigli (fino allo spasimo) che “Qualcuno” si ostinava a dare per evitare la partecipazione a due mezze maratone nell’arco di una settimana.......eccoci qua, come S. Tommaso, per vedere, toccare, verificare ed avere, infine, la prova provata che la cosa non è fattibile o, per lo meno, è altamente improbabile avere un miglioramento cronometrico a così breve distanza.
            Ed ecco la cronaca: partenza venerdì mattina per Milano per prendere i cosiddetti “due piccioni con una fava”, ossia in primis fare visita ad Alessandro figliolo-studente universitario e poi  (visto che ci siamo) partecipare a questa mezza che le previsioni meteo danno per bagnata. Arrivati nel primo pomeriggio non piove e si spera che magari il meteo si sia sbagliato.
            La sera pizza extra large con abbondante mozzarella di bufala (tanto la gara è ancora lontana).
            Sabato mattina (ancora non piove) passeggiata per il ritiro pettorali a piazza Duomo, dove si snoda una sconsolante fila chilometrica che però viene smaltita molto velocemente.
            Il pomeriggio altra lunga passeggiata per le vie del centro.......e arriva  Giove Pluvio dando il via alla pioggia, leggera, ma incessante. La speranza che l’indomani sia una gara asciutta svanisce.
            La cena della sera è la solita pasta asciutta con parmiggiano. Piove tutta la notte e domenica la sveglia alle 8, con la pioggia, sempre leggera, ma sempre senza tregua e con temperatura di 10 gradi. 
            Siamo in ritardo sul programma stilato la sera prima che prevedeva l’uscita alle 9,30. Sono le 10 e siamo ancora in casa. Arriviamo al Castello alle 10,40!! Scendiamo dalla metro, ci spogliamo (freddo cane!!) ed approntiamo un veloce riscaldamento  percorrendo due volte i corridoi all’interno della metro, poi (senza neanche avere il tempo delle foto di rito che avrebbe dovuto scattare Alessandro) ci precipitiamo fuori nella pioggia, un pò smarriti, andiamo in cerca delle nostre griglie, le troviamo, in canottiera e pantaloncini ci sentiamo osservati un pò come alieni (la maggior parte indossa abbigliamento tecnico invernale).
            Cavallopazzo riesce a posizionarsi quasi sul tappeto blu e Maria guadagna diverse griglie rispetto a quella di appartenenza. Applausi ed il dovuto e sentito minuto di silenzio per la “Freccia del Sud”, Pietro Paolo Mennea, rimasto nel cuore di tutti noi.
            Colpo di cannone e via......a cannone. Cavallopazzo  senza Garmin si accoda a due ragazzi che sente bisbigliare di una presunta andatura a 3’55’’ li tiene per un paio di chilometri, poi capisce subito che così non si arriva alla fine e rallenta di qualche secondo.         Maria fa la sua andatura sui 4’50’’. Al 2° chilometro, circa, tocca a tutti, inevitabilmente, il guado di una vasta pozza d’acqua e ci ritroviamo, come se non bastasse, con le scarpe maledettamente appesantite. Si prosegue sull’asfalto bagnato intervallato da brevi tratti di viscido e sconnesso basolato e sulle ancora più viscide rotaie tranviarie.
            Si arriva al 10° chilometro riuscendo a seguire l’andatura impostata, poi braccia e mani cominciano ad intorpidirsi a causa del freddo in combinazione con l’acqua ed ogni movimento diventa legnoso e, subito dopo, pian piano, tutto diventa sempre più difficile, le forze vengono meno, i polpacci si irrigidiscono, si cerca di stare dietro a questo o a quel gruppo........ma non si riesce a tenerne nessuno, si annaspa e sono più le persone che ti superano che quelle che riesci a raggiungere......è finita, si continua solo per arrivare.            Maria che giovedì ha subito un piccolo intervento al labbro inferiore per l’asportazione di un neo, comincia ad avere tutta la parte indolenzita e pensa ad un possibile ritiro, se non fosse che non sa dove si trova e deve per forza concludere il percorso.
            Si arriva, così, all’imbocco dell’arena, lo sprint, come di consueto, lo si fà lo stesso: Cavallopazzo 1h26’37’’, Maria 1h45’16’’. Non c’è neanche la voglia e la forza di qualche foto. Il tempo di fermarsi, prendere fiato ed il gelo subito entra fin dentro le ossa innescando un tremore mai provato prima, ci si veste con grosse difficoltà, continua a piovere e così bagnati i vestiti non si riescono ad indossare......e via verso la metro per arrivare all’agognato calduccio di casa.  
            Gara da dimenticare, ma comunque non pentiti di averla fatta..........chissà, magari S. Tommaso forse non è ancora del tutto convinto e forse senza infortuni recenti, senza la pioggia, senza............ma questa è un’altra storia.

Maria e Antonio

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