ed il senno del poi.
La maratona di Firenze si è disputata domenica scorsa, a quattro settimane da Venezia. Ricevo questi appunti che pubblico prontamente.
Un proverbio recita: “del senno del poi son piene le fosse”.
E’ difficile essere assennati prima, facile
dopo.Con il senno del poi, si poteva correre la maratona di Venezia a ritmi meno estenuanti e questo avrebbe di certo evitato logorio mentale e fisico soprattutto. Ma la gara è gara!
Con il senno del poi, si potevano fare qualche lungo e piramidale in meno. Si poteva posticipare di qualche settimana l’inizio degli allenamenti. Ma la maratona si sa è una gara impegnativa e prepararsi bene è fondamentale.
Con il senno del poi, si potrebbe pensare che si è puntato troppo in alto e che i gradini vanno saliti uno alla volta. Non era certo facile migliorarsi di dieci o quindici minuti ad un anno soltanto dall’esordio ed alla terza maratona.
Da Firenze, si torna con un po’ di amaro in bocca. I risultati dicono che i miglioramenti sperati non ci sono stati e che gli acciacchi fisici si sono fatti sentire.
Nino Malatino, infatti, si ritira al 30° KM per un problema tendineo.
Piero Zimbaro chiude la gara in 3:25:41, Nino Cordaro in 3:26:10 e Mariano Campo in 3:28:45.
Ma, come dice Voltaire, “Il tempo è galantuomo e rimette ogni cosa al suo posto”.
Il tempo guarisce ogni male ed insegna ad essere prudenti e a far tesoro dell’esperienza.
Basterà solo del tempo per far tornare il desiderio di rimettersi in gioco, senza però perdere di vista che i risultati raggiunti, sono comunque importanti.
Alla prossima!
Rosetta.
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