“Credo nel barone Pierre e nella sua utopia, nella poesia ritmica di Paavo, nella divina Fanny. Come Sir Roger, credo che non esiste una barriera invalicabile; credo in Abebe tra le ombre della sera, nel cuore e nell'anima di Tommie Jet, nell'allegria ambidestra di Aki, nel lampo di Miruts e Kenenisa; credo nella santità di Pietro Paolo, nel silenzio di Gelindo, credo nel vento e nei suoi figli, si chiamino Oskar, Carl o Wilma, purché sia un'unica luce...quella della fiamma olimpica.” Mario Sibilla

lunedì 19 novembre 2012

Maratona di Palermo
..poteva andar peggio.
In fondo, come tutti i teatranti e gli sportivi, anch’io sono un po’  scaramantico e devo ammettere che gli auspici più recenti non dicevano cose su cui sognare.
Comunque siamo tre: Giuseppe Giuttari, Massimo Pistorino e Dario Bruneo. I primi due sono freschi reduci della bora e dell’acqua della Venice marathon e solo tre settimane di recupero sembrano un azzardo, l’altro è reduce da un problema fisico che l’ha frenato a Siracusa, anche se poi s’è dato assai da fare (col ritmo) nell’allenamento lungo.
Come già detto al dj Nu, il lunghissimo non abbiamo avuto il tempo di farlo!
La giornata non è ne buona ne cattiva: ventosa, fresca, uggiosa, bagnata .. un po’ come il percorso di questa maratona : un po’ allegro, con Palermo che esibisce i suoi splendori, un po’ monotono con interminabili falsipiani, un po’ infida con lo strappo verso la cappella palatina, non lontano dall’arrivo..
La cosa veramente buona è che alla partenza ci sono ben 1500 atleti e dunque gara intensa e rumorosa e la cosa veramente brutta è che quasi tutti ti piantano al 21° ed infine è solitudine ed esasperazione.
Infatti il passaggio al ventesimo fatto in compagnia  dice di una mezza ad 1.27e30 per Dario  e Giuseppe e Massimo ad 1.39e00 con proiezioni da mettere il sorriso.
Poi l’attesa estenuante ed atleti che transitano ad intervalli secolari (solo 200 per la maratona).
Quando sei al Massimo, che vuol dire Teatro e viene al 35° km, o non sei al massimo, che vuol dire azzardo la gara comunque, ed il Massimo che aspetto non transita più.. ed anche se il continuo trillo del cellulare mi richiama per un’eco che non è ancora giunta .. i minuti si dilatano in delusione: capisco.
Paradossalmente è questa la nota che più mi resterà di questa gara, tutti (o almeno tantissimi) hanno chiesto, erano in attesa, volevano sapere, partecipavano (anche perchè il crono non era on line).
Il dettaglio tecnico dice che Massimo con le gambe dolenti, non stordite di fatica, diciamo squinternate, va fuori al 24° km e Dario, con gli stessi sintomi, rinuncia al 31° .. aspettava un accordo con la first africana che non parlava inglese e forse, visto il risultato, non masticava neppure di maratona, ma ancor più aspettava me lungo il percorso a ricordargli il dovere di andare comunque al traguardo (il famoso crono). Così non è stato ed ha mollato prima. In realtà secondo me ha letto il vento già la sera prima quando non ci è toccato l’Arte.
Invece Giuseppe, orgoglioso atleta griffato Unicredit, si arrampica sul 38° e si squaglia verso il giardino inglese con un arrivo a 3.27e14. Dignitoso.
Sintesi. Volevamo questa gara ma non potevamo fare, oggi, con questo percorso, in queste condizioni, questi tempi di proiezione al 20°. Potremmo anche tirar scuse in quantità ma .. siamo stati presuntuosi.
Io, per sms giusto alle 9.15  ( l’orario della partenza) avevo avuto sentore che non sarebbe andata benissimo..
Mario Sibilla

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